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Il dipinto in questione torva elementi tipici fiamminghi nel trattamento coloristico. Inoltre da notare come l'umile materia della Natura Morta viene trasfigurata con tocchi di luce sul fondo chiaro-scurale e assurge a dimensioni neocaravaggiste, trascendendo da influenze barocche tipiche del suo tempo. Luce, colore e brillantezza sono i canoni della sua pittura.
L'autore, il più famoso di una famiglia di artisti. Fu specialista in nature morte, specie di pesci, cacciagione, cucine, in rapporto con l'opera di E. Baschenis e in seguito con G. B. Ruoppolo e A. Brueghel. Sue Nature morte sono a Napoli, Museo di S. Martino e Museo nazionale di Capodimonte; a Roma, Camera dei deputati (1671); a Firenze, Uffizi (1670-80 circa e 1691). Fu anche in Spagna, chiamato da Carlo II.
Giuseppe Recco, è considerato come una delle personalità pittoriche più originale e brillante di tutto il Seicento italiano.
Figlio del fiorante Giacomo. Formatosi in una famiglia specializzata nelle nature morte con pesci, fiori e cucine. Giuseppe Recco è stato riconosciuto già nel Settecento, insieme a Giovanni Battista Ruoppolo, come uno dei due maggiori esponenti della natura morta napoletana nella seconda metà del Seicento.
A lui si attribuiva propria la specializzazione nei pesci come nel dipinto in oggetto. Ma in realtà è stato pittore con una produzione vastissima che ha spaziato in diversi settori del genere. Da quelli più tradizionali napoletani, come i pesci e gli interni di dispensa, fino ai fiori, alle curiosità e alle vanitas.
I riferimenti culturali di Giuseppe Recco sono sempre stati molto ampi. Anche includendo elementi di conoscenza della natura morta romana, spagnola e fiamminga.
Riconoscendogli comunque una particolare specializzazione nel genere dei pesci, come documentato anche da questa natura morta. Giuseppe Recco trasfigura l’umile materia con lirici tocchi di luce e accensioni di colore sul fondo ombroso.
Il pittore napoletano resta così ancorato ad un neocaravaggismo schivo alle diversioni barocche. Capace di rendere una composizione come momento di assoluta trasfigurazione lirica. Dove ogni singolo elemento costituisce un episodio di luce-colore isolato.
Fonti: Treccani; Pinacoteca Faenza.
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Pubblicato nel portale il 15/08/2023
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